«Rapunzel ? Un omaggio al girl power!» Intervista ai registi

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  1. s@k@moto Ayumi90
     
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    I registi Howard e Greno: «Furba e intelligente, è diversa dalle altre: non sta ad aspettare l'eroe che la salverà»

    Quando un film di animazione nasce portandosi sulle spalle la responsabilità di un numero evocativo, nella fattispecie l'essere il 50esimo prodotto della serie Disney Classics, una certa «ansia da prestazione» da parte di chi ci si trova a lavorare è del tutto comprensibile. Ma la piccola Rapunzel non ha deluso le aspettative e visto che al botteghino il film, uscito lo scorso autunno, ha fatto registrare risultati record - un rientro di 551 milioni di dollari (più del doppio rispetto ai 260 milioni di budget che ne avevano fatto il film di animazione più costoso di sempre) che lo ha posizionato al secondo posto della graduatoria dei «blockbuster» disneyani, battuto solo dal Re Leone -, l'uscita del cartoon in versione dvd e Blu-ray non rappresenta certo l'occasione di una rivincita, bensì semplicemente il consolidamento di un successo forse inizialmente non preventivato, non almeno in queste proporzioni. I due registi Byron Howard e Nathan Greno - cresciuti uno nel mito di Dumbo e l'altro della Sirenetta e divenuti amici durante la lavorazione di Bolt -, che abbiamo incontrato in una «virtual roundtable» con giornalisti di tutto il mondo, ne vanno comprensibilmente orgogliosi: «Sapere che il pubblico apprezza il tuo lavoro - spiega Howard - è la migliore sensazione che ci possa essere. Facciamo film per divertire e per dare emozioni. E se un nostro film assurge al rango di hit, allora vuol dire che abbiamo fatto le cose per bene. Il successo colossale di Rapunzel è stata un'ottima notizia».

    Tuttavia non c'è stata la nomination agli Oscar, che molti davano per scontata...
    «Tutto lo staff (e nella crew c'è anche il milanese Alessandro Jacomini, che ha avuto il ruolo di lighting supervisor, nda) si è dedicato in maniera totale a questo film, lavorando sette giorni alla settimana e rinunciando a più di una vacanza. Tutti quanti hanno voluto che Rapunzel fosse grandioso e tutti quanti siamo ora orgogliosi del lavoro svolto. Ci sarebbe piaciuto competere per un Oscar? Sicuramente. Ma devo dire che la vera ricompensa è stata lavorare su un film che la gente ama. Non facciamo animazione per vincere premi, vogliamo soprattutto divertire il pubblico. E così, anche questa volta, è stato».

    Negli Usa il titolo del film è stato cambiato, poco prima dell'uscita, da Rapunzel a Tangled, che tradotto in italiano suona più o meno come "Intreccio". Si è parlato di una scelta di marketing, per evitare che l'ennesima principessa potesse risultare meno coinvolgente per i maschietti...
    «In realtà la decisione è stata presa per enfatizzare il fatto che non ci fosse un solo personaggio dominante, Rapunzel, ma che ad esso si affiancasse con pari peso anche Flynn Ryder, il ladruncolo che poi sarà artefice del suo salvataggio. Tanto per fare un esempio, sarebbe immaginabile "Toy Story" intitolato semplicemente "Buzz Lightyear"? La risposta è ovviamente no. Quando stavamo lavorando al film ci siamo accorti che non avrebbe mai funzionato senza Flynn e questo fa di lui un co-protagonista, a cui peraltro abbiamo voluto dare un ruolo molto dinamico nella storia. E quello che più ci piace è che il risultato finale è molto equilibrato e ha il gradimento sia della componente maschile sia di quella femminile del giovane pubblico». Il problema, tuttavia, non si è registrato in Europa, dove il titolo è rimasto fedele all'originale (a volte anche troppo, visto che in Italia abbiamo mantenuto la versione tedesca, invece di optare per il pur disponibile Raperonzolo, diversamente dalla Francia che ha usato il francesissimo Raiponce).

    Quando è lei che salva lui...
    In cosa Rapunzel è diversa dalle altre eroine disneyane?
    «E' una principessa che non sa di esserlo e questo la rende del tutto differente. Non è neppure una ragazza che se ne sta seduta senza fare nulla aspettando di essere salvata. E' intelligente e furba e noi per primi volevamo che questo film fosse carico di "girl power". Anche se è ambientato nel passato, volevamo che i personaggi fossero moderni e che ci si potesse identificare in loro immaginandoli anche nella realtà di oggi. Insomma, abbiamo pensato a Rapunzel come ad un modello anche per le nuove generazioni».
    Anche se questa caratteristica, aggiungiamo noi, la si riscontra forse maggiormente nella Tiana della Principessa e il ranocchio, che nell'inevitabile lieto fine non finisce in un castello ma realizza il suo antico sogno di aprire un ristorante (e il principe della situazione, un po' scapestrato rispetto ai canoni delle fiabe classiche, anziché gongolarsi su un trono si mette a sua volta in gioco esibendosi nel suo locale come cantante jazz).

    rapunzel


    Da Biancaneve a Rapunzel, dal primo al 50esimo film Disney: i fratelli Grimm sono stati una grande fonte di ispirazione.
    «Le loro fiabe sono un pieno di profondità e di tematiche umane a cui ciascuno si può relazionare. Ogni grande storia porta con sè queste qualità».

    E tra tante fiabe, per quale motivo è stata scelta quella di Rapunzel?
    «La scelta in realtà l'ha fatta direttamente Walt Disney negli anni 30: Rapunzel faceva parte di una lista da lui compilata che comprendeva anche la Sirenetta e la Bella e la Bestia».


    Proprio Walt Disney era solito dire che «per ogni risata ci deve essere anche una lacrima». Rapunzel ha fatto propria questa filosofia?
    «E' una citazione che amiamo molto e in realtà è una linea guida per ogni film prodotto dai nostri studios. Vogliamo che escano quelle lacrime ogni volta. Quando lavoriamo ad un film cerchiamo noi stessi di trovare l'occasione, sulle storie che mettiamo a punto, per ridere e per piangere, in sostanza per sentire nell'immedesimazione con i personaggi qualcosa di genuino e di reale. Ed è bello quando la gente ci dice: "Ho visto il film e ho pianto tre volte". E' una bella soddisfazione».

    Qual è il messaggio che emerge da questo film?
    «Ce ne sono diversi - sottolinea in particolare Nathan Greno -. "Vivi il tuo sogno" è però quello che mi piacerebbe avesse fatto maggior breccia tra la gente. Sono cresciuto in una cittadina industriale nel Wisconsin e ricordo ancora come la gente bollava sprezzante come una follia il mio sogno di lavorare, un giorno, per la Disney. Io invece ci ho creduto, ho lavorato duro e alla fine quel sogno si è realizzato. E da noi è pieno di storie come la mia. Rapunzel crede nel suo sogno e non lo abbandona mai. Che bello sarebbe se i giovani che hanno visto il film prendessero ispirazione da lei...».

    Corriere della Sera
     
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  2. »Yami Mana;
     
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    Grazie per averla postata ^^
    E' vero, Rapunzel è molto diversa dalle altre principesse Disney, è meno "moscettona" =) La adoro **
     
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1 replies since 9/3/2012, 13:13   34 views
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